Periodo: (XV sec.)
Quasi certamente sconosciuto a Galatina, fu invece molto attivo e conosciuto alla corte di Ludovico Gonzaga, a Mantova, importante centro di cultura umanista.
A Mantova, prima di passare a Napoli, lavorò per due lunghi periodi “a diretto contatto con personalità che rivoluzioneranno la radice stessa delle manifestazioni culturali, recidendo ogni legame con la tradizione medievale”, come scrive M. Cazzato che colloca questo artista nel
processo di rinnovamento che contraddistinse il periodo dell’Umanesimo, definendolo artista lontano e “depurato dagli accenti arcaici della tradizione bizantina”.
Opere del Bellanti, comprovate anche se andate perdute, sono:
– i disegni degli arazzi del 1458 e del 1460 eseguiti per Ludovico Gonzaga, come si evince dallo scambio epistolare intercorso tra il Gonzaga e la moglie;
– le miniature dell’inizio della cantica dell’Inferno e del Paradiso di Dante.
Questa ventata di aria nuova il Bellanti la portò anche a Galatina nei suoi brevi periodi di permanenza.
Testimonianza della sua presenza a Galatina, centro abbastanza “recettivo e dinamico”, già “particolarmente vivace” con Maria D’Enghien, si trova nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria in un affresco rappresentante un santo vescovo tra due cavalieri con armatura e stendardo.
Autore: da "Galatinesi Illustri" a cura di M.F. Natolo, A. Romano, M.R. Stomeo