Periodo: (XV-XVI sec.)
Detto erroneamente COLONNA. Come per il caso del vescovo di Otranto Stefano, Agricoli e galatinese anziché Pendinelli e neretino, si deve alla ricostruzione storica di G. Vallone la ridefinizione della identità del teologo galatinese vissuto tra il 1450 e il 1540.
Tale identità, attribuita da A. T. Arcudi ad un Colonna (soprattutto per confutare la convinzione, diffusa al suo tempo, che Pietro Galatino fosse un Mongiò), è stata discussa e demolita dal Vallone, che però non giunge a trovarne una nuova, salvo che nell’iniziale del cognome vero del Galatino, una “S” introduttiva di un cognome probabilmente albanese. Pietro Galatino fu frate francescano, teologo; profondo conoscitore dell’aramaico e dell’ebraico oltre che del latino e del greco, per primo forse in Italia imparò l’etiopico.
Studioso profondo delle scritture non fu alieno all’autoesaltazione, fino a convincersi di essere l’incarnazione di un novello profeta, l’Atteso Pastore o Papa Angelico.
Fu testimone, nel 1480, della strage di Otranto. Fu docente universitario di filosofia e teologia e penitenziere apostolico in San Pietro a Roma. Tenne corrispondenza con Massimiliano I, Carlo V, Ferdinando I il cattolico, Enrico VIII.
La sua opera più celebre, De arcanis catholicae veritatis (un’edizione del 1518 è conservata presso la Biblioteca Comunale di Galatina) affronta la questione del valore da attribuire ai testi sacri ebraici.
Di lui sono noti, anche, i Commentaria luculentissima in Apocalipsim loannis, oltre ad altri trattati ed opuscoli lasciati nel suo convento romano dell’Ara Coeli.
Il Liceo Classico è stato a lui intestato, anche se nella versione “Colonna” anziché “Galatino”.
Autore: da "Galatinesi Illustri" a cura di M.F. Natolo, A. Romano, M.R. Stomeo