ALCUNE NOTE SU PIETRO SICILIANI
A che punto sono gli studi sul grande pensatore galatinese?
Il 2006 è l’anno in cui è caduto il centenario dell’assegnazione del Nobel per la letteratura a Giosuè Carducci (nato a Valdicastello-Lucca il 27 luglio 1835) e il 16 febbraio 2007 cadrà il centenario della sua morte. Due date emblematicamente significative per il galatinese Pietro Siciliani, anche lui, come il Carducci, nato nel 1835 e – come scrive Aldo Vallone in Cenni biografici su «Il Corriere Nuovo» del 26 gennaio 1986 – «amico intimo e collega devoto nella Università di Bologna .[…] La vita intima [di Pietro] scorre tranquilla.
Cesira [Pozzolini, la moglie] aiuta il marito, scrive novelle e bozzetti e pensa alla casa frequentata da personalità e da brava gente. Il De Meis, il De Sanctis, il Fiorentino, e generali e deputati convengono spesso dai Siciliani. Ma la persona più intima è il Carducci [il quale] – aggiunge oltre Aldo Vallone – dinanzi alla bara di Pietro […] legge un discorso, tra i più commossi che ebbe a scrivere, ricordando l’uomo, l’opera e l’insegnamento. Aderisce poi alle richieste dei nipoti dell’amico estinto e detta l’epigrafe che oggi si legge nella lapide posta sulla facciata della casa, ove nacque il filosofo». Parole belle, e noi le sentiamo ancora più vicine quando sappiamo che a scriverle è stato un altro grande Galatinese, come il prof. Aldo Vallone. In questo appunto, vi sono altre date significative riguardanti Pietro Siciliani.
La prima l’ho citata appena qualche riga sopra: il 26 gennaio 1986, quando Carlo Caggia (lo studioso del mondo del lavoro galatinese purtroppo recentemente scomparso il 15 agosto di quest’anno) introdusse, in occasione del centenario della morte, il paginone del periodico da lui diretto con questo incipit: «Il Corriere Nuovo è onorato di aprire questo “paginone” dedicato a Pietro Siciliani con un “profilo” del pensatore positivista redatto dal prof. Aldo Vallone pubblicato per la prima volta nell’«Archivio Storico Pugliese» (II,
1-2 1949, p. 147 sg. con bibliografia). Il “profilo” si chiude con questa frase: “… forse il Siciliani attende ancora d’essere inteso”. Sono passati 37 anni da quando veniva fatta questa considerazione.
Il lettore potrà giudicare da quanto troverà scritto su queste pagine da illustri studiosi se Aldo Vallone aveva visto giusto. A noi sembra di sì» (p. 4). In quella occasione, oltre al prof. Vallone, scrissero colonne di grande spessore scientifico lo storico Mario Proto, il pedagogista Nicola Cavallo e il prof. Filippo Barbaro dell’Università di Torino.
Altra data significativa fu quella del 24-28 febbraio 1987 quando, su proposta dei professori Giovanni Invitto e Nicola Paparella, e con l’organizzazione del Dipartimento di Filosofia e dell’Istituto di Pedagogia dell’Università di Lecce, ebbe luogo il convegno “Rileggere Pietro Siciliani”, con il quale venne fatta una opportuna rivisitazione del pensiero e dell’opera del Galatinese. I giornali locali dell’epoca parlarono quel giusto tanto ed oggi i tre tomi, curati dagli stessi professori proponenti il convegno e pubblicati per i
tipi dell’editore Capone di Cavallino, testimoniano la ricchezza, la profondità di quell’evento. Al convegno intervennero lasciando testimonianza scritta: Tomo 1: O. Bianco, E. Garin, D. Valli, A. Vallone, G. Martano, G. Santinello, G. A. Roggerone, A. Verri, M. Quaranta, A. Prontera, M. Forcina, F. Rizzo Celona, G. Invitto; Tomo 2: Filosofia e scienza. Il pensiero politico, con interventi di A. Negri, O. Faracovi, M. Signore, A. Montano, P. Omodeo, F. Vidoni, M. Proto, L. La Puna, G. De Liguori, N. G. De Donno; Tomo 3: Il pensiero pedagogico, con interventi di G. Flores D’Arcais, V. Telmon, A. Santoni
Rugiu, S. Colonna, C. Trombetta, A. Perucca, C. Betti, N. Paparella, A. Semeraro, N. Cavallo, H. Cavallera, L. Rossi. Come si vede il fior fiore della cultura filosofica e pedagogica della modernità. della sezione galatinese del Centro regionale servizi educativi e culturali (Crsec) di Puglia, un mese prima (gennaio 1987) aveva ricordato Pietro Siciliani a cento anni dalla morte con una conferenza e con opuscolo, all’interno del quale era stata pubblicata, oltre al suo saggio commemorativo, anche una rassegna stampa (6 gennaio 1887) di un foglio unico di Galatina dedicato al Siciliani.
L’Università di Bologna, nelle cui aule, nella seconda metà del secolo XIX, il Galatinese aveva insegnato Pedagogia, su proposta del Dipartimento di Scienze dell’educazione, aveva organizzato il convegno “Pietro Siciliani (1835-1885) e il rapporto Università-Scuola”, tenutosi il 18-19 aprile 1986. Intervennero i professori Giovanni Genovesi e Lino Rossi.
I loro contributi finirono poi per essere pubblicati su riviste specialistiche e tutto poi si fermò lì.
A tutt’oggi Pietro Siciliani, se si esclude un ultimo contributo scritto su di lui – Politica e Scienza in Pietro Siciliani (Lecce 2004) – dal prof. Mario Schiattone, patrocinato dall’Istituto Magistrale “Pietro Siciliani” di Lecce, per il resto è fermo.
Ci auguriamo che, ritornando a parlare del grande Galatinese, ritorni l’interesse su di lui e sui suoi scritti. Egli non va dimenticato, perché fu uno dei primi pedagogisti italiani ad alzare la bandiera della “ragione” scientifica quale luogo e fondamento dell’unità del generale col particolare, dell’essere col pensiero, della teoria con la prassi. Con la sua opera, Siciliani difese il patrimonio filosofico, culturale e civile dello sviluppo
umano nella piena convinzione che sempre il progresso civile, sociale, economico e culturale degli uomini è avanzato nella battaglia contro l’irrazionalismo. Nella sua opera i riferimenti a Bernardino Telesio, a Giordano Bruno, a Galileo Galilei, a Giovambattista Vico, a Charles Darwin non sono casuali, ma percorrono un sentiero di razionalità, di scientificità applicata alle scienze sociali. Egli negò qualsiasi valore sociale, umano, civile all’irrazionalismo ed alle teorie filosofiche e pedagogiche oscurantiste. Rivendicò invece la
correttezza scientifica che vede il pensiero dell’uomo determinato dalla ragione, ed è da questa sua profonda convinzione che scaturì quella sua azione propedeutica filosofica e teorico-pedagogica intesa quale moderna concezione e nuovo metodo di intendere e trasformare la pratica sociale degli umani.
Per tutto ciò, occorre ritornare a rileggere Pietro Siciliani, andando direttamente alla fonte delle sue opere originali, che vanno ripubblicate e ristudiate alla luce delle nuove conoscenze e applicazioni sociali e istituzionali.
di Maurizio Nocera
da “Il Filo di Aracne”